mercoledì 2 dicembre 2009

Mi consenta, vorrei importare il comunismo

Non voglio fare di questo blog un mio personale sfogo politico, ma è chiaro che la gravità della situazione impone di farlo, visto che "La repubblica" parla solo di escort e scandali al sole, "Il giornale" sogna un mondo fatato dove i corruttori di tutta Italia possano scorrazzare felici al guinzaglio di B, "Il corriere della Sera" risulta di una apaticità e di una sonnolenza che il Tavor a confronto è un eccitante da usare con cautela.
E' chiaro che con l'incredibile visita in Bielorussia, terra del signor Lukashenko, l'ultimo dittatore rimasto ancora in Europa, Silvio Berlusconi getta finalmente la maschera. Detto in maniera poco volgare, Silvio Berlusconi è un animale che si incula, si scopa e si fa i pompini da solo. Proviamo a capire perchè:
1) Chiaramente Silvio Berlusconi non ha ideali, nè bandiere da salvaguardare. E' un (non)politico atipico in quanto è esattamente il contrario di quello che un politico dovrebbe essere: come se un macellaio improvvisamente cominciasse a incidere vasi di cristallo. Poggiando le basi sul finto socialismo Craxiano (che non era altro che una lega di economisti fanatici), Silvio Berlusconi crea un'italia a sua immagine e somiglianza i cui punti chiave sono "condono giuridico" e "abusivismo economico". Escluse queste due direttive non vi è null'altro. Come spiegare altrimenti da una parte le manovre stataliste di Tremonti e gli appelli liberisti del premier? Oppure anche la politica federalista della lega e il centralismo italiano del pdl?
L'immagine di questa politica alla Padre Ubu è rappresentata proprio dalla visita sopraccitata: Il cacciatore di comunisti, l'uomo che ha fatto del suo odio verso quella fazione politica una questione nazionalpopolare,una sorta di marchio a fuoco di inefficienza e vanità, bussa alle porte dell'ultimo baluardo di VERO comunismo rimasto in europa per chiedere amicizia. Ma allora qual'è la definizione di governo per Silvio Berlusconi?
2) La definizione di Silvio Berlusconi per governo è "consenso popolare". Lukaschenko è legittimato a governare perché ha il consenso popolare. Non importa che abbia distrutto l'assetto economico della bielorussia, che abbia completamente sigillato le frontiere e costretto i suoi cittadini a rimanere rinchiusi all'interno dei confini, che abbia perseguitato gli oppositori, che abbia che abbia fatto uccidere tre americani perché sorvolavano il territorio bielorusso in mongolfiera, che abbia ossessioni iconografiche alla Stalin. Ma dovrebbe essere chiaro il paragone che, implicitamente, Silvio ci offre: "Pure io, Silvio Berlusconi, ho il consenso popolare e proprio come Lukashenko posso fare quello che voglio". Silvio Berlusconi è riuscito a trasformare la più grande conquista del XX secolo (Il suffragio Universale) in un arma di distruzione di massa: quantomeno, diabolicamente geniale!
3) Ora ci sono delle cose che vanno assolutamente puntualizzate, per quanto possano non essere d'accordo alcune delle teste vuote del PD.
In primis, Silvio Berlusconi è l'anomalìa del paese. Prima di decidere se parteggiare per una fazione o per l'altra, bisogna distruggere lo stato di caos generazionale che il premier ha lasciato nella politica. Si può essere d'accordo con il federalismo della lega o meno, si può propendere per uno stato laico o cattolico, liberale o statale, conservatore o riformista, di destra o di sinistra ma non si può essere berlusconiani perchè non è politica.
Consenso popolare non è sempre sintomo di giustizia come democrazia non è sempre sintomo di libertà: La Bielorussia è una democrazia non libera e nonostante il consenso popolare (dubbio tra l'altro) non è giusta. Il paradosso della giustizia negata nonostante il consenso popolare è facilmente risolvibile: avere consenso popolare non è un' investitura totalitaria alla personalità che è a capo del partito. Il consenso del popolo è al manifesto programmatico del partito non alla persona. Silvio Berlusconi confonde (naturalmente per un megalomane come lui) partito e persona. E' una cosa talmente ovvia che non capisco proprio come si faccia a essere presi per il culo in questa maniera così banale. Mi meraviglio degli italiani e sono offeso dal credito che i pdlini hanno dato a queste affermazioni. "E' frase demagogica" mi sentirei rispondere dai fantocci del pdl più affine a Silvio. Eppure la demagogia serve eccome quando si affonda nel fango della confusione totale. Quando le parole sono solo strumenti per attaccare gli altri, svuotate di ogni significato, la demagogia serve per mantenere ben salde alcune certezze inattaccabili.
4) Ribadiamole allora queste certezze:
a) Consenso popolare: ogni partito o gruppo politico deve essere in grado di stilare un manifesto programmatico che dovrà essere seguito nel caso in cui la fazione sia in grado di governare e il popolo dovrà votare in base a quel manifesto. Il consenso popolare è al manifesto (o ai punti programmatici del partito) non alla persona.
b) Partito/Persona: Il partito è un insieme di persone che lavora nell'ìnteresse del paese. Le decisioni devono essere prese in collegialità e non vi è nessuno che possa avere un potere più forte di un altro. La persona deve annegare sè stesso e i propri interessi in un lavoro di squadra e procedere per l'interesse del paese e non per i propri interessi. Non governa Silvio Berlusconi ma il pdl, di cui Silvio Berlusconi è il portavoce e la figura di spicco.
c) Democrazia/libertà: La democrazia non è libertà. Esiste democrazia senza libertà e libertà senza democrazia. Quando wbush esportava democrazia, quella non era libertà evidentemente. A grandi linee la democrazia è il governo del popolo e fin qui non ci sono molte note da rilevare. Il problema fondamentale è invece la rappresentatività della democrazia: il popolo elegge rappresentanti che governano e resta da valutare se i rappresentanti rappresentano realmente il popolo. Quanti elettori del pdl voterebbero il ddl giustizia? Qual'è il vantaggio che porta al 90% di quei elettori il ddl giustizia, il lodo Alfano o la legge sulla privacy? Nessuno.
d) Istituzioni: per ovviare al problema della rappresentatività è chiaro che l'organismo principale di governo deve essere affiancato da organismi di controllo, altrimenti il consenso popolare potrebbe risultare travisato. Le istituzioni di controllo sono parte fondamentale della costituzione e non fazioni politiche. Dire che gli organismi di controllo sono faziosi significa immaginarsi una congiura di proporzioni colossali, perchè all'interno di queste lavorano innumerevoli persone. Come nella famosa barzelletta, l'automobilista che procede in senso opposto a quello di marcia ad un certo punto esclama: perché vanno tutti al contrario?
Scuola, università, giornali, apparati giuridici, sindacati, intellettuali. Non sarebbe più facile chiedersi: ma non è forse, casomai, che sto sbagliando io?
Mi sembrano cose banali, tanto che mi vergogno un pò di averle scritte e mi fanno sorridere. Ma Silvio Berlusconi non è d'accordo. Fate un pò voi...
"Dà lvin bon a vojaltri è com mett na cravatta an porc"
(Ricordate, cari amici, che si dice "scione" e non "cione" ;))

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