lunedì 15 marzo 2010

La nostra generazione non ha perso

La nostra generazione non ha perso perché non ha combattuto e non ha combattuto perché non è ancora giunta l'ora di farlo. Come si può definire morente una generazione in fiore, che si affaccia sul mondo che conta proprio ora? E' la generazione dei padri quella che ha perso, quella che ha sperperato tempo e forze in temporeggiamenti insensati densi di ignavia e rinuncia, che ha distrutto il sistema economico e politico e culturale, che ha lasciato terra bruciata sguazzando nell'oro come un porco ed infine, non contenta, ha divorato i giovani, togliendogli speranze e passioni. Stiamo vivendo e pagando la frustrazione di una generazione che non ha solo perso, ha subito una disfatta colossale su tutti i fronti. E tentano ora di tagliarci le gambe, attentando al nostro futuro, definendoci come pigri e indolenti, come pallidi animali selvatici senza scampo e senza prospettive. Dimenticano che il tempo è dalla nostra parte, perché ciò che verrà loro non lo sanno e non lo vedranno: non avranno la possibilità di contemplare la ricostruzione di un mondo dalle fondamenta, che avrà i suoi punti cardine nella libertà di azione, nella democrazia dell'arte, nell'indipendenza della tecnologia.
Gli anni zero non esistono: sono una invenzione dei padri che sciacquano il loro passato nell'oro, levigandolo ben benino ed impacchettandolo per innalzarlo contro di noi. I problemi sono quelli di sempre, le rivalse, le crudeltà, la rabbia è sempre quella. I padri tentano di imporre il loro credo, fondato su sentimenti e simboli antichi di cui non facciamo parte ma che dobbiamo, secondo loro, onorare a qualunque costo, sentimenti e simboli che dobbiamo amare perché sono stati i loro idoli. Ma noi abbiamo trofei e divinità da alzare ancora più in alto e che dobbiamo mostrare, noi abbiamo risorse devastanti ancora inutilizzate. I padri lo sanno, hanno edificato una diga per contrastare la marea e la cosa più atroce è proprio questa: pur conoscendo l'inevitabile tragico destino di sé stessi, continuano a ringhiare contro il nuovo, continuano a perseverare sotto assedio, digrignando i denti come cani imbelviti. Hanno bloccato arte, lavoro, ricerca, politica, musica, tutto quanto era possibile. Odia il tuo prossimo come ami te stesso: ecco la profezia non scritta che ha governato questa generazione di orgogliosi perdenti. Distruggere salvando sè stessi fino alla morte, raccattare fino al collasso, "homo hominis lupus", senza guardare in faccia nulla e nessuno.
Figli, "the world is yours", senza guardarsi indietro. La ricostruzione parte da zero, i sentimenti e i simboli li conoscete meglio di me, sono dietro, di fianco, davanti a voi. Sono altro da quello che vedete in vetrina ora. La nostra generazione non ha perso ma vincerà. Sbaraglierà tutti su tutti i fronti, in quanto ha portato sulle spalle le conseguenze di una sconfitta senza averla mai subita. Ed è la sofferenza la migliore delle maestre ed è nel buio della mente che si intravede la luce. La vittoria più bella è sempre quella che si ottiene quando si parte da sconfitti.

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