lunedì 26 aprile 2010

Il condono morale

La stampa estera (e parte di quella italiana) è convinta che Berlusconi abbia instaurato un regime di illegalità diffusa, da lui creato ad uso e consumo della sua cricca di fedelissimi, ed ottenuto divorando in un sol boccone la feconda democrazia italiana, per 50 anni fierissima repubblica tra le più quotate nel mondo ed ora diventata voragine istituzionale e singolarità negativa del panorama europeo. Ciò è in parte vero eppure vi è una sottile e fondamentale nota da rilevare: i punti che contraddistingono il pensiero berlusconista non sono azioni bensì plasmazioni. Egli non ha inventato l'illegalità, solidamente diffusa nella politica italiana dall'alba dei tempi, nè l'ipocrisia, nè la lascività, nè la demagogia, nè l'individualismo, nè la guerra alle poltrone. Egli le ha legittimate, le ha liberate dal fango dell'opinione pubblica e le ha ripulite, con uno dei condoni più importanti e meno popolari tra quelli fatti dai governi da lui preceduti: il condono morale. Ci siamo già dimenticati dell'era pre-berlusconiana? La prima repubblica sommersa da tangentopoli, affiliata alla loggia p2, sovrastata da un mostro a croce rossa su sfondo bianco? Una repubblica fondata sul silenzio, sulla copertura, in cui l'illegalità era sì tabù, ma presente. Una repubblica in cui comunque e nonostante tutto era presente un rigore morale solido, perché chi veniva preso con le mani nel sacco, era prestamente messo alla gogna, senza alcuna minima tolleranza. Il peccato, posto sotto la luce dei riflettori, assumeva dei contorni infernali e apocalittici, lo scandalo pubblico esaltava l'indignazione di tutti, anche degli stessi colpevoli. Ma ecco che entra in gioco Silvio Berlusconi, con in mano due armi completamente nuove e devastanti: la lascivia e il ridicolo. Il berlusconismo esalta la lascivia come metodo per arrivare ad una vita semplice, felice e ricca di glorie ed onori, massima tolleranza nei confronti di chi, pur commettendo un reato, ne esce pulito e vincitore, potere al cavillo giuridico che determina un processo. Il berlusconismo esercita l'arte del ridicolo per sommergere gli avversari. Il ridicolo si fonda sulla lascivia, perchè solamente in una società che si sollazza tra peccatucci, il ridicolo può avere la meglio, laddove il rigore non è più di casa. Ecco quindi che personaggi illustri come Borsellino, Saviano, Travaglio, Gino Strada, possono cadere sotto i colpi mortali del ridicolo perché quanto di serio possono dire verrà contrastato con l'antidoto eccezionale: il ridicolo. Ecco quindi che l'apporto di Berlusconi non è tanto nelle azioni concrete, quanto nelle plasmazioni mentali, nella forma mentis che ha donato al paese, nel substrato che si è creato per poter agire. Certe cose che ad oggi vengono dichiarate e accettate dall'opinione pubblica neanche 5 anni fa erano considerate vere e proprie vergogne e trattate con imbarazzo, dai rapporti con le escort alle questioni giuridiche, dalla continua ghettizzazione costruita in RAI alle oscenità leghiste.

Trovare un contro-antidoto al dilagare del ridicolo è necessario e anzi doveroso, eppure è difficile. Rischiamo di ritrovare serietà solo quando sarà troppo tardi, quando il disastro che incombe renderà inutile un ripristino di certo rigore morale in politica. L'inversione di tendenza che aspettiamo è ancora lontana e invisibile, il pozzo sembra non finire mai. Ma continuiamo a sperare che un giorno le cose possano cambiare.

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